2 nov 2017

Un ragazzino di nome Roberto

Penso che vi facciano piacere queste testimonianze, che ho raccolto e pubblico qui nel mio blog, per voi.
Buona lettura :


“Nato nel 1963, Roberto dimostrò fin dai primi anni di non assomigliare in nulla ai suoi coetanei: nell'età dei primi giochi, dei capricci e delle mattane dell'infanzia, si era rivelato singolarmente quieto e più propenso alla solitudine che alla compagnia”. (Settimanale "Gente", 27.11.81, pag.6)
A scrivere queste parole è il giornalista Piero Capello, nel primo di una serie di articoli nel corso dei quali è poi lo stesso Roberto che, rispondendo ad una domanda su quali fossero i rapporti con i suoi coetanei, dice che "non esistevano, non perché li evitassi, ma perché erano troppo diversi da me.
All’Istituto di Gesù Adolescente, per fare un esempio, mentre loro si accanivano dietro il pallone nelle ore di ricreazione, io mi rifugiavo nella Chiesetta a pregare.
E poiché anche ai Sacerdoti quel mio modo di fare sembrava eccessivo, molto sovente mi rimproveravano esortandomi ad uscire con tutti gli altri in cortile. Allora mi mettevo a passeggiare recitando sottovoce il rosario, incurante dei lazzi che i miei compagni mi lanciavano”. (Settimanale "Gente", 04.12.81, pag.59)

Nello stesso periodo Giorgio Lazzarini riferisce che un giorno il piccolo Roberto racconta ai genitori di aver parlato con Gesù nella Chiesa di San Bernardino e di aver avuto assicurazione che sarebbe guarito presto da una malattia misteriosa che lo affliggeva da tempo.
Una volta, infine, nella famiglia Casarin c'è una breve quanto misteriosa apparizione di due suore che arrivano, si siedono a tavola tenendo in mano un ramoscello di ulivo e poi, senza toccare cibo, scompaiono nel nulla.
Avvenimenti tutti che suscitano non poche perplessità in mamma Elide e papà Decimo che, almeno allora, hanno più dimestichezza con ciò che è terreno che non con ciò che è soprannaturale”
. (Settimanale "Oggi", 23.12.81, pag.44)

La famiglia Casarin è originaria del Veneto, dove il piccolo Roberto trascorre lunghi periodi della sua infanzia a Loria, in provincia di Treviso, ospitato nella casa dei nonni materni.
La signora Gianna Battistella, che abitava lì vicino, scrive:

« Ho conosciuto Roberto, quando aveva circa 9/10 anni, e a me subito sembrava un angelo mandato sulla terra!
Poi, nei giorni successivi lui incominciò a parlare di Dio e... sentendolo... nella nostra casa tutti siamo rimasti colpiti dalla sua sapienza...
Giorno dopo giorno, si capiva che aveva tutto nella grandezza di Dio. Mi sentivo così contenta di aver trovato questo bambino, e lo tenevo come fosse mio figlio. 
Ogni giorno di più, lui si manifestava come un profeta.
Un giorno, ancora bambino, disse a me: “Tu Gianna, un giorno farai dei Pullman e mi porterai tanta gente a Torino".
Lo guardai sorpresa e dissi: “Tu stai scherzando”...
e lui disse: “lo vedrai”...
Non avrei mai creduto, ma poi... fu proprio così.

In quegli anni Roberto a casa mia riceveva anche tante persone ammalate, oppure con vari problemi... 
Sono tante le cose che sono successe. Roberto le vedeva e profetizzava. »
(Gianna Battistella, Quaderno 1, Pag.2,3,5,11,12,23)

Uno dei figli di Gianna, Tiziano, descrive così il suo incontro con Swami Roberto, che a quell'epoca aveva dieci anni:
« D'un tratto, era come se avessi incontrato per davvero uno di quei personaggi con i superpoteri che si vedono nei film di fantascienza alla televisione... » (continua a leggere questa testimonianza nel post: “Ho conosciuto Swami Roberto quando era bambino”, nel blog “Diario di un monaco”)

Sempre Tiziano racconta che quando Swami Roberto aveva dieci anni « pensavamo che fosse un bambino, però quando parlava con la gente... che fosse un contadino, un avvocato o un religioso... Lui cambiava totalmente... gli altri rimanevano sconvolti, ma io di più, perché era completamente un'altra persona...  non sapevo se con me faceva il bambino, o se recitava a fare il bambino... 
Poi... accadeva per esempio che lui faceva così con la mano... e “adesso chiamiamo lo Spirito Santo”... e in un attimo c'era una luce enorme dentro la stanza...»