4 gen 2018

Parla col cuore e anche i sordi ti capiranno


Dal 1966 al 1996 ho svolto la professione di insegnante di Tecnologia meccanica e utilizzo delle macchine utensili per la lavorazione dei metalli, presso l’Istituto Professionale di Trissino. Si tratta di una materia di insegnamento che tra l’altro implicava per me una grande responsabilità, tenendo conto che bastava una manovra errata in fase di accensione, o nella gestione di un automatismo, perché dei costosi macchinari venissero danneggiati o, quel che è peggio, perché venisse messa seriamente a rischio l’incolumità degli studenti... in un’epoca nella quale le misure antinfortunistiche non erano certo sviluppate come adesso.
Questa trentennale esperienza è stata per me ricchissima dal punto di vista umano, oltre che professionale.

Ricordo che quando ero a mia volta studente, tra i professori che insegnavano nella mia classe, ce n’era uno che si distingueva per la particolarità di rendere odiosa la sua materia.
Questo perché era sì una persona dotta, ma arrogante, non chiaro nell’esposizione dei concetti; la sua metodologia didattica non suscitava interesse, e non consentiva di apprendere totalmente gli argomenti che spiegava. Credo che mancasse anche di sensibilità, poiché notavo che non faceva alcuno sforzo per aiutare nell’apprendimento gli allievi che avevano qualche difficoltà in più. A chi gli chiedeva un chiarimento, un approfondimento, la sua risposta era sempre la stessa: «Arrangiati! Hai il libro, studiati le regole». Questo metodo di insegnamento biasimevole, adottato da quel mio professore, non l’ho mai dimenticato, anzi da quella esperienza negativa mi promisi che mai nella vita mi sarei rifiutato di aiutare qualcuno in difficoltà. Passarono alcuni anni, gli studi terminarono e mi trovai così ad esercitare anch’io la professione di insegnante che mantenni fino al raggiungimento dell'età pensionabile.

Comunque, il bel rapporto che ebbi con gli studenti e la strategia di insegnamento che avevo adottato, dettero ottimi risultati. Più volte nelle riunioni del collegio docenti, gli stessi colleghi insegnanti manifestavano stupore per l’impegno e i risultati raggiunti proprio da quegli allievi che nelle loro discipline, invece, erano demotivati e quindi con risultati insufficienti, sovente a causa di situazioni familiari problematiche, se non addirittura di grande disagio.

Nello svolgimento del mio lavoro ho sempre cercato di mettere al primo posto la persona… nel senso che mi preoccupavo innanzitutto di comprendere i ragazzi, di metterli a loro agio, di suscitare in loro l’interesse per quello che facevano e… perché no… anche perché stavo attento ad applicare il detto «mente assorbe fin che sedere sopporta» :-) … senza insistere troppo nelle spiegazioni teoriche quando notavo nella classe i primi segnali di stanchezza.
Ma… soprattutto… nel mio lavoro ci ho sempre messo il cuore e, come si suol dire «parla col cuore e anche i sordi ti capiranno».