20 lug 2018

Il tè... e il vino nuovo

« Un saggio ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sul suo pensiero.
Il saggio servì il tè: colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare, con espressione serena e sorridente.
Il professore guardò traboccare il tè, tanto stupefatto da non riuscire a chiedere spiegazione di una distrazione così contraria alle norme della buona creanza; ma, a un certo punto, non poté più contenersi: “E' ricolma! Non ce ne sta più !” 

“Come questa tazza”, disse il saggio imperturbabile “tu sei ricolmo della tua cultura, delle tue opinioni e congetture erudite e complesse: come posso parlarti della mia dottrina, che è comprensibile solo agli animi semplici e aperti, se prima non vuoti la tazza?”.»
(Fiaba giapponese)

Questa storiella, quando “per caso" l'ho letta, mi ha proprio colpito.
Difatti a me è successo, negli anni, di incontrare alcune persone che avevano la loro  “tazza" già piena di preconcetti, presunzione, schemi mentali… in una parola erano fedeli della religione del  “so tutto io"... e così non avevano posto per accogliere gli insegnamenti spirituali di Swami Roberto, semplicemente perché questi non rientravano nei tradizionali schemi religiosi che loro conoscevano.
D'altronde, non era certo a caso che Gesù ricordava la necessità di mettere da parte gli  “otri vecchi", al fine di poter mettere il  “vino nuovo" negli “otri nuovi" (Cfr. Mc 2,22).
Pensiamoci...