Chi
ha una certa età come me, a volte e con nostalgia pensa alla vita
del tempo passato. Una vita semplice, povera ma gioiosa, perché si
godeva del poco che si aveva e lo si condivideva con chi aveva meno.
Ci si aiutava vicendevolmente nel duro lavoro dei campi e… cosa che
oggi è fuori moda, si credeva di più in Dio e si pregava, anche
lavorando.
La
mia passione di lavorare la terra l’ho ereditata dai genitori,
umili contadini. Però non sempre lo facevo volentieri, perché era
un lavoro pesante, faticoso, e allora papà mi diceva: «Figlio mio
ricordati: a chi non vuol far fatiche, il terreno produce ortiche».
Infatti era risaputo che chi aveva un po’ di terra, aveva il pane
assicurato. Ma c’era purtroppo anche chi non aveva nulla.
Una
mamma di cinque figli era rimasta vedova e non sempre aveva di che
sfamarli. Perché non piangessero per la fame, fingeva di preparare
la cena: attaccava il paiolo alla catena del focolare, ci metteva
dentro l’acqua, accendeva il fuoco per la polenta ma, non aveva
l’ingrediente, la farina.
Per
distrarre i figli perché non sentissero i morsi della fame, e per la
grande fede che aveva, prendeva sulle ginocchia i due più piccoli e
gli altri seduti davanti a lei, e li invitava a pregare e cantare
gioiosamente insieme.
I
vicini, quando sentivano quel coro, si affrettavano a portare chi del
pane, chi del latte e altri uova e farina per la polenta.
Un
momento bello, allegro e istruttivo della vita contadina, era il
“filò”, cioè il ritrovarsi insieme alla sera, con i vicini di
casa, nella stalla per raccontare le novità, per eseguire il lavoro
serale, che per le donne era fare la calza, cucire, e per celebrare
il rosario. Gli uomini invece impagliavano le sedie e riparavano gli
attrezzi di lavoro. Gli anziani insegnavano ai giovani i proverbi: la
saggezza di vita contadina, che si trasmetteva di generazione in
generazione.
Persino
la previsione del tempo si conosceva nella stalla.
Quando
le mucche si sdraiavano per riposare, solitamente si posizionavano
come il bue e l’asinello nel presepe: l’una di fronte all’altra.
Invece quando era in arrivo una perturbazione, si sdraiavano tutte
dallo stesso verso: schiena rivolta a ovest, da dove arrivava la
pioggia. E nessuno dubitava, anche se la giornata era stata ben
soleggiata, perché era una previsione davvero infallibile.
Tutto
sommato, nonostante le ristrettezze, non erano poi così brutti i
vecchi tempi perché, come dicevano gli anziani: «Insegna più la
povertà, che la filosofia».